[...] In una società individualista una volta premiato il migliore, questo incassa tutto e il non-migliore schiatta di fame in fondo alla scala sociale. In una società solidale (che funziona) invece il migliore viene premiato e una parte della ricchezza che produce viene redistribuita al non-migliore, perché il non-migliore (in termini produttivi) può essere anche uno che non ha potuto studiare, che è nato in un’area disagiata, che gli è morto il papà a sette anni, un disabile, un anziano, etc etc. [...]
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